mercoledì 30 aprile 2014

Venezia.Il fiore intoccabile

Se pensiamo alle occasioni che vi sono nella vita per toccare un fiore,ci accorgiamo quanto il fiore sia nella nostra esistenza una cosa preziosa,delicata,rara.
Un gioco della natura,della vita che muta colore e caratteristiche a seconda del fiore che e',a seconda delle ore del giorno.Ma accade spesso che vivendo in citta' il muro prenda lo spazio dei fiori,laddove non c'e' verde,non c'e' prato,laddove sara' impossibile trovare un prato di margherite fiorite vi saranno pareti,calce,finestre,infissi,gente,macchine fotografiche,cineprese,automobili.
Provate ad immaginarlo.Un prato fiorito,che meraviglia.Un prato fiorito di margherite e papaveri,dove voi correte senza meta fino a gettarvi sotto l'ombra di un albero in una calda giornata d'estate.Circondati dai fiori che cercherete di non calpestare mentre correte.Perche' e' cosi che siamo,noi uomini sappiamo proteggere le cose belle che amiamo sulla terra,non e' vero che siamo cosi zoticoni,non ci credo,non tutti.
E' come quando dicono che i giovani di oggi non valgono niente.Non ci credo,retorica,frasi fatte.Lo dicevano anche a noi.Anche i giovani di oggi hanno il loro spessore,lasciamo loro il tempo di dimostrarci i loro lati buoni e crediamoci,consigliamoli meglio che possiamo,raccontiamogli la nostra esperienza.Quando cerchiamo di non capestare i fiori piu' belli  lo facciamo istintivamente,senza pensarci troppo.Fa parte di noi,non solo di cio' che ci hanno insegnato,ma di cio' che abbiamo nell'anima,il rispetto delle cose belle,dei colori,della vita.Questo accade anche quando vedo una formica o un ragno,un insetto,un maggiolino,una farfalla.Faccio di tutto per schivarla e non fargli del male.Perche' ha diritto di vivere e non devo essere io a decidere che la sua vita deve cessare.Nemmeno per una formica,perche' anche se lei a noi pare infinitamente piccola,nel suo mondo al cospetto delle altre formiche la formica che starete calpestando avra' un suo ruolo e una sua importanza.E magari chissa',avra' anche qualcuno che la aspetta anche se tutto questo farebbe morire dal ridere.
Forse e' questo cio' che vedo venir meno nella citta' che amo.Il rispetto della sua fragilita',delle sue bellezze.Il rispetto dei segni di chi passeggiando sopra i masegni ha disegnato la storia di quel posto meraviglioso.Un posto che sembra un miracolo sorto tra la nebbia,un monumento costruito da Dio dove il sole schiantantosi  prepotentemente su tetti e laguna rispecchia la forza della vita : la luce.Una luce che emana quasi quel profumo che in citta'  si sente ad ogni angolo di calle.Si,una luce che emana profumo,quel profumo che solo chi risiede in citta' puo' riconoscere tra le calli e i campielli.
Alle volte penso che anche i turisti sentano lo stesso profumo,Ma mi accorgo che non e' vero,no,non e' cosi.Perche' Venezia il suo prato ce l'ha,il suo manto colorato sul quale poter correre e distendersi abbracciandolo,ma lo vedo solo io,e solo quelli come me. Venezia e' un caso a se.Venezia e' diversa,speciale,perche' quando il sole tramonta e' come se te lo donasse su un piatto di argento quel prato,il suo prato.....la laguna.La laguna e' quell'immenso prato... lo specchio liscio in cui i colori meravigliosi della natura si riflettono,donandoci sensazioni inspiegabili e profonde.E dandoci l'energia di cui necessitiamo per esistere.La luce.
E il profumo che si sprigiona,e' come se fosse annodato nel cuore della citta e man mano  ci si avvicina all'acqua,il profumo di salsedine,inconfondibile,insostituibile si snoda fino ad entrare dentro di noi.
Forse e' la sola differenza che c'e'.Un prato si trova in tantissimi luoghi del mondo...ma quella fragranza di salsedine,quel tuffo immaginario nella luce riflessa,quella si ritrova solo a Venezia.Solo un veneziano come me sa' di cosa sto parlando.Potrebbero condurmi con un elicottero e  gli occhi bendati in mezzo alla laguna.Se mi chiedessero in che citta' ci troviamo,sono certo che non sbaglierei....Venezia e' anche questo,Venezia non e' la massa di gente che la invade ogni giorno.Quello per me e' uno schiamazzo,quello e' un calpestio senza fine di un prato pieno di fiori.Io cosi  non la riconosco,la evito,faccio di tutto per non vederla calpestata da milioni e milioni di piedi.E' come se Venezia indossasse un abito che le sta male,che stringe,che fa difetto,e' come se Venezia fosse una pianta assetata che poche persone bagnano ma a cui  troppe persone toccan le foglie.Un bel fiore,intoccabile e troppo toccato.


1 commento:

  1. Questo è amore puro.......pochi sarebbero stati in grado di descriverlo in codesta maniera, le tue parole traboccano di affetto per questa città meravigliosa ma, tanto fragile.

    RispondiElimina

Occhi diversi.

Mi ero promesso da molto tempo di tornare alle impostazioni di questo mio blog. Mi aveva dato tante emozioni in passato, osservare le reazi...