martedì 15 aprile 2014

Dalida' ed io.

La vita e' una catena di eventi,spesso legati tra loro da un invisibile filo sottile chiamato destino.
Io sono nato nel 1963,gli anni della prima televisione italiana dove per magia pareva di toccare il mondo con le mani.Sentire la voce giungere dentro casa e vedere le persone su uno schermo,deve essere stato per gli italiani davvero molto emozionante.Ma io ero piccolo,non capivo il grande salto tecnologico che si stava per fare.
Apprezzavo da piccolino le canzoni il sabato sera,e ricordo come fosse oggi Canzonissima,i primi esordi della Carra',i sabato sera seduti tutti sul divano.Poi ricordavo Dalida',una donna infinitamente bella,longilinea,leggermente strabica.Cosi pareva nei miei ricordi di bambino...e le sue canzoni dei quali per casa giravano quei 45 giri da inserire nel mangiadischi arancione.
Ricordo Bambino,perche' di questo avevamo il 45 giri e io continuavo tutto il Santo giorno a inserirlo nel mangiadischi fino ad esasperare mia madre.


Se ne ando' giovane Jolanda Gigliotti dall'Egitto.Era nata a Il Cairo il 17 Gennaio 1933.I genitori erano di origine italiane,calabresi.L'infanzia di Jolanda fu complicata da un problema agli occhi,uno strabismo che richiese una serie di interventi chirurgici.Crescendo Jolanda ,partecipo' a vari concorsi di bellezza talvolta anche contro la volonta' della stessa famiglia.Dopo aver vinto in concorso di bellezza Miss Egitto della quale la madre non parve essere molto contenta,lei decise di volare in Europa alla ricerca della fortuna.
Avrebbe voluto fare l'attrice e calcare le scene a fianco di attori famosi e per questo abito'in un appartamento di Rue Ponthieu nella zona degli Champs Elisee.
Ma Parigi,meravigliosa capitale francese,ha quel che di romantico che illude e che inganna,porgendoti un illusione con una mano e una delusione con l'altra.
Insomma,Jolanda ben presto capi' che non eran tutti li ad aspettare lei e che malgrado la sua bellezza,la sua spontaneita' e i suoi occhi profondi,serviva qualcosa di piu'.
Gia',quel qualcosa di piu' che quasi sempre manca agli artisti : la spinta di qualcuno che creda in te.
I primi periodi parigini di Jolanda furono un alternarsi di stati d'animo,dove la speranza faceva sembrare la fortuna alle porte e dove la realta' molto spesso deludeva le aspettative.Sempre a un passo dal successo,sempre a un passo dal giungere a quell'obbiettivo.Pochi soldi in tasca,tante promesse,ma poca concretezza e qualche volta la stanchezza si faceva sentire.
Sara' nel 1956 che Jolanda decidera' di chiamarsi Dalida,ispirando il nome al film Sansone e Dalila e sostituendo la d alla l su consiglio dello scrittore Albert Machard.
Luciene Morise,rappresentera' per Dalida' il primo vero amore e il primo pilastro importante della sua carriera.Luciene sara' la persona che Dalida' aspettava e che credera' il lei.Luciene era infatti direttore di radio Europe 1 e rappresento' per lei colui che la lancio' con la canzone vincitrice del suo primo disco d'oro : Bambino.Un successo,un brano cantichiabile ch ancor oggi ricordiamo.
Ma il loro fu un matrimonio atteso troppo a lungo e come tutti gli amori troppo attesi corrono il rischio poi di spegnersi.L'essere sposata con Luciene non evitava a Dalida' di andare in giro per L'Europa in tournee',e fu proprio a Cannes in un momento di solitudine che conobbe il pittore Jean Sobiesky.
Fu amore a prima vista e questa relazione che porto' ben presto a una convivenza sara'  il motivo apparente del suo divorzio da Luciene.In realta le cause ben piu' profonde erano radicate negli anni passati nche se la stampa in quel frangente la massacro'.
Dalida' soffriva d'amore.Non aveva fortuna nelle sue relazioni.Nascevano e finche' nascevano parevano spegnersi o deludere i suoi sogni.Quasi sempre.
I successi di Dalida' continuarono e l'Europa la apprezzo e la canto'.Lei col tempo abbandono' l idea di diventare un attrice,nel suo destino c'era la canzone,il ballo,il palco.
Un successo dietro l'altro.La famiglia la raggiunse a Parigi dove vissero insieme e dove il fratello dopo il divorzio da Luciene prese in mano le redini del suo lavoro.Bruno Orlando fu un otttimo manager per Dalida e un fratello sempre presente.
E' il 1967 quando Luigi Tenco conosce Dalida'.La conosce a Parigi ad una cena dove lui stesso vuol parlare di una canzone scritta apposta per Sanremo:Ciao amore ciao.Luigi l'avrebbe cantata in italiano sul palco sanremese,mentre Dadida' l'avrebbe cantata in francese,appoggiando se cosi' si puo' dire l'opera di questo giovane emergente.
Dalida' accetta,probabilmente affascinata dal bel giovane italiano oltre che dalla sua bella canzone.
Una canzone di protesta,bella,colma di significati,ma purtroppo troppo lontana dall'Italia di quegli anni dove quel che si ascoltava era piu' o meno il ritornello melodico di Orietta Berti.
Luigi sul palco di Sanremo sembra essere impaurito,nervoso,incapace di gestire la situazione.
La canzone e' profonda,bella,piena di significato,ma viene esclusa dal Festival,malgrado la collaborazione straordinaria di Dalida'." Ho perduto,per me e' finita ".Vado in albergo,rimani tu a cena disse a Dalida'.La cena di Dalida' sara' breve perche' lei sente il bisogno di seguire Luigi in albergo ed e' li che scoprira' proprio lei il suo corpo per terra privo di vita.Si e' suicidato. Dissero.Mentre Dalida' gridava al mondo che Luigi era stato ucciso da un sistema che lo aveva escluso ingiustamente dal Festival.


Vita' difficile quella di Dalida'.Donna apparentemente forte e dalle mille risorse,Dalida' e' prigioniera di questa profonda e segreta malinconia che apparentemente non dimostra.La malinconia della solitudine,la malinconia degli artisti,delle persone sensibili,che spesso preferiscono la solitudine  agli allegri bagordi in compagnia,per pensare,pensare alla vita,a cio' che nella vita capita,per cercar da se risposte e soluzioni.Nessuno  era a conoscenza di questo suo male,lei pareva non soffrire di nulla,pareva essere tranquilla,serena.Solo qualche suo stretto familiare.Solo nelle sue canzoni,improvvisamente come un brivido appariva la parola morte,sofferenza,malattia.Un parlarne discreto,composto.Solo dopo un mese il 26 Febbraio si reca nello stesso Hotel di Parigi dove soggiorno' con Luigi.Si reca su sua richiesta nella loro stessa stanza,dove dormirono,dove condivisero il loro amore.Chiede di non esser disturbata e per questo mette un cartello attaccato alla maniglia.Sara' proprio questo cartello attaccato alla maniglia e questo misterioso silenzio ad incuriosire,a richiamare l'attenzione di una cameriera che dara' l'allarme e salvera' la vita di Dalida'.
Venne aiutata e piano piano si rimise in forze e il male di vivere,questa depressione dettata dagli eventi forti della vita di Dalida' parve abbandonarla.Viaggera' molto Dalida' in questi anni,spesse volte in Nepal,in giro per il mondo alla ricerca forse delle risposte che la vita le aveva strappato.Quando si legge qualcosa sulla vita di una persona sembra tutto anomalo ed impossibile,quando le stesse cose accadono a noi e' un po' diverso.Insomma questo per dire che le situazioni si devono vivere con la propria anima e solo allora si potra' capire del tutto la sensazione che si prova e le reazioni che la nostra mente puo' avere.
Dalida' per un po' di anni lavoro',affiancata al fratello ebbe molti altri successi,in Italia dove era amatissima e dove continuava a godere della cittadinanza,In Francia dove ormai divenne madrina di Montmartre,poiche era li che Dalida' viveva nella sua villetta discreta in un angolo silenzioso di Rue D'Orchampt.
Niente dopo l'evento accaduto a Tenco sembra ridare un sorriso a Dalida',mentre la sua famiglia continuamente cerca di far sentir lei il calore della vicinanza e mentre lei ha un nuovo dolore con cui confrontarsi:la perdita di sua madre.Ma finalmente un momento bello sara' per lei l'arrivo del nipotino che proprio in onore di Tenco verra' chiamato Luigi.I successi di Dalida' continuano.Ormai in Francia lei e' una regina della televisione e ogni incisioni per lei pare essere un trionfo.
Ma non ha fortuna Dalida' in amore.L'amore,quello che pare diventare la grande delusione della sua vita.I rapporti difficili con gli altri,la mancanza di un figlio che lei avrebbe voluto e per aver aspettato troppo non ha potuto avere.La morte delle persone amate,cosi improvvisa e violenta sembra aver minato la sua esistenza e la sua mente.
Cosi in Dalida' si risveglia il pensiero di abbandonare la vita.ed e' sabato 2 Maggio quando dice al fratello : rimandiamo il servizio di oggi a un altra data.
Poi dialoga con la donna che si prende cura della sua casa,le dice che l'indomani non e' necessario che lei vada.
Esce di casa,prende la macchina e fa un giro per Montmarte.Imbuca una lettera che giungera' al fratello qualche giorno dopo.Poi torna nella villa di Rue D'Orchampt,ingerisce dei barbiturici e si distende nel letto.
Finisce cosi quella meravigliosa la canzone che si intitolava : Bambino,quella che io suonavo nel mangiadischi per ore e ore consumando un sacco di batterie.
In casa nostra Dalida' la ascoltavamo sempre,e cosi io sono cresciuto con la curiosita' di conoscerla di piu' e di sapere molte cose di lei.Dopo pochi anni ho aperto quel negozio di cui parlavo giorni fa.Lo avevo aperto anche per amore delle canzoni di Dalida',per la magia che la sua voce,che gli angoli di Parigi mi avevan trasmesso.Mi recavo a Parigi per comperare la merce da vendere...e a Parigi l'ho cercata Dalida'.Lho cercata e l'ho trovata.La sua casa,le sue strade,la piazza dedicata a lei con la statua di bronzo nel mezzo.E poi una rosa al cimitero,dove c'e' una bella tomba con il suo corpo fatto in marmo.Sembra davvero di rivedere lei mentre balla.
Negli anni e' diventata una voce famigliare per me,come per me spontaneo e' recarmi al cimitero quando vado a Parigi.Arrivo li e le poso sempre una rosa,pensando a quelle sue ultime e forti parole che ci dovrebbero far ricordare quanto meraviglioso sia amare la vita :
" Perdonatemi,la vita mi e' insopportabile "


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